Sarzana, che Botta!

« Mi rivolto dunque siamo »

Albert Camus


Liguria – Il cemento veteromarxista

Caro Burlando, salviamo la Liguria dal cemento

VITTORIO COLETTI

DOMENICA, 08 NOVEMBRE 2009 LA REPUBBLICA – Genova

Abbiamo scritto più volte che la salvaguardia del territorio dovrebbe essere una carta forte del centrosinistra nelle prossime Regionali.

Riconoscendo i propri errori, dovrebbe lanciare l´allarme per lo stato del territorio regionale, non solo sotto l´aspetto delle bellezze paesaggistiche, ma anche sotto quello dei suoi beni urbanistici e architettonici e sotto quello della sicurezza idrogeologica.

Le premesse del piano casa non sono incoraggianti.

Le difficoltà sulla variante blu, la debolezza di fronte ai comuni vogliosi di cemento sono certo oggettive, ma anche indizio di incertezza, di titubanza nell´opera di protezione territoriale, di scarsa convinzione, di sensibilità ambientale intermittente.

Il fatto è che la sinistra paga il pedaggio di una cultura che l´ha a lungo indotta a considerare i beni naturali e storici come uno strumento da sfruttare e non un patrimonio da conservare e trasmettere.

Lasciando, così, al radicalismo un po´ sfizioso e maniacale dei verdi e alla generosità ingenua di qualche associazione ambientalista la gestione di una dimensione che invece dovrebbe starle a cuore più che a qualunque altra forza politica.

La tutela della natura e della storia architettonica pregiata è infatti un modo per conservare un bene di tutti, che giova soprattutto a chi non ha altra ricchezza che quella comune, collettiva, storica e naturale.

Ci sono purtroppo ancora, a sinistra, una fatica, una difficoltà a comprendere l´importanza sociale ed economica della protezione del paesaggio, dovute, forse, all´impostazione veteromarxista dell´ideologia originaria, che vedeva nell´attività produttiva e costruttiva l´unico centro motore dell´economia e della politica.

Questo, probabilmente, spiega l´appoggio, nel recente passato, all´attivismo edilizio nei porti e la dissennata politica cementizia nel savonese. Lo noto oggi anche nella mia città d´origine, a Imperia, dove la sinistra locale non riesce a convincersi dell´opportunità di una battaglia per il riconoscimento e la tutela dei porti storici, di pregio e centralità urbana, come quello di Oneglia (o di Camogli o di Portofino), e premette logiche di sfruttamento commerciale (pur opportune, necessarie, ma non primarie e comunque da commisurare all´ambiente e al decoro circostanti) a quelle di valorizzazione architettonica e culturale dell´antico bacino, che pure avrebbero ricadute importanti sul turismo. Invece, una grande forza politica popolare dovrebbe cercare di diffondere una sensibilità che riconosca a centri cittadini, a paesaggi costieri e montani (l´architettura mirabile e utilissima dei muri a secco dell´entroterra, oggi fatiscente e in frana libera!) il pregio di monumenti storici e naturali, il valore di bene comune, insegnando che essi costituiscono il maggior patrimonio della Liguria e la sua carta d´identità nel mondo.

A questo riguardo, come abbiamo già scritto, la Regione dovrebbe rivendicare il suo ruolo di garante del paesaggio naturale e urbano, non cedendolo al controllo esclusivo dell´ente locale più prossimo (il Comune), il meno indicato, come ben si sa, a proteggerlo, per comprensibili tentazioni di fare cassa attraverso di esso e l´ inevitabile esposizione alla pressione cementizia e speculativa degli abitanti. Le proteste dell´imperiese intorno al pur largheggiante piano casa sono indicative. Saprà, vorrà Burlando lanciare un grande progetto, finanziario e legislativo, di salvaguardia della Liguria, chiamare a raccolta i liguri perché possano lasciare ai loro figli una regione perlomeno non troppo peggiore, possibilmente migliore di quella ricevuta gratuitamente dai padri?

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Data
martedì, 27 ottobre 2009

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