Un commento di Fabrizio Dei: Mario Botta e Cino Zucchi – progetti a confronto
Concordo con quanto afferma Egidio Banti nel suo intervento del 2 aprile su questo sito a proposito del progetto Botta. Un piano “frettoloso e datato, e che di sicuro non fa onore alla fama di chi lo ha firmato”
Desidero fare alcune brevi riflessioni sugli edifici residenziali progettati in Via Muccini e porre a confronto quanto previsto dal Progetto Botta con altri due dell’architetto Cino Zucchi, anch’essi pensati all’interno di contesti urbani. Scelgo questo architetto perché trovo calzante il confronto fra i due diversi comportamenti progettuali.
Il tema della terza foto è l’immagine degli edifici, la cosiddetta espressione di facciata, nel progetto di Edifici residenziali “Trilogia Navile” a Bologna. Il colore grigio è convenzionale, i piani sono però tutti diversi fra loro. Ogni piano ha una propria individualità, una propria caratteristica. Si ha chiara l’impressione di una grande vivacità. Trovo interessante questo atteggiamento, dove l’ordine e il disordine, il prevedibile e l’imprevedibile si confrontano e si valorizzano a vicenda.
Nel progetto di Mario Botta in Via Muccini succede il contrario.
Osserviamo la modellazione nella quarta immagine. Gli edifici si affiancano lungo la strada mantenendo sempre lo stesso orientamento e l’uso degli spazi circostanti non è comprensibile a partire dalla forma degli edifici, né dal modo di accedere al terreno. Possono essere indifferentemente pubblici o privati o nessuna delle due cose. La questione diventa puramente “giuridica”. Gli edifici non dialogano con il contesto, ma non definiscono neppure un quartiere con spazi di relazione interni. Gli oggetti costruiti sono allineati lungo la strada come in un’esposizione, come pezzi di valore pronti per essere venduti. Li accomuna l’espressione della facciata, uguale per tutti gli edifici, con l’uso e l’abuso di un repertorio utilizzato come segno di riconoscimento: le aperture, i materiali, le forme geometriche, il colore.
Il progetto cerca di risolvere il problema attribuendo al percorso centrale il ruolo di spazio pubblico che connette le diverse parti. Al piano terreno lungo la strada sono infatti previsti spazi commerciali. Ma Via Muccini è anche l’ingresso obbligato in città. Non può svolgere tutte e due le funzioni! Diversi commentatori autorevoli hanno fatto osservare il carattere di corpo estraneo del progetto, la sua estraneità rispetto al contesto. Aggiungiamo che questo insieme di edifici è disgregato anche al proprio interno. Chi vi abiterà sarà o dentro al proprio appartamento, o subito fuori in mezzo alla strada, senza la mediazione necessaria di un ambito semiprivato, necessario quando si progettano insediamenti di grandi dimensioni. Un quartiere è definito non solo dalla presenza del costruito, dagli oggetti, ma dalle relazioni spaziali che intercorrono fra loro, dal modo di accedere agli spazi comuni e dal tipo di fruizione prevista.
Ci viene un dubbio. Non sarà che un architetto della bravura di Mario Botta dovrebbe dare un po’ meno retta ai committenti?
Qui il sito dell’Architetto Cino Zucchi da cui abbiamo preso le foto.