Sarzana, che Botta!

« Quando il cittadino è passivo è la democrazia che s’ammala »

Alexis de Tocqueville


Botta: nuova sconcertante intervista al Corsera

“Le città devono conservare la loro identità storica e culturale”

“L’unicità di tutte le nostre città, parlo di quelle italiane ma anche di quelle europee, rappresenta un patrimonio incredibile in un momento in cui la globalizzazione, il pensiero unico comincia a mostrare le proprie incertezze».
identità bottiana
Parola di Mario Botta, uno che di architettura “globalizzata” se ne intende e piazza “mattoncini rossi” qua e là per i continenti, a Sarzana, città italiana ed europea, come a Seul o a San Francisco.
L’affermazione è contenuta in un’intervista a firma di Stefano Bucci, apparsa sul Corriere della Sera in una pagina dedicata alla ricostruzione dell’Aquila dopo il terremoto. Ma non è la sola.
Alla domanda “E allora come ricostruirebbe una città come l’Aquila?”, la risposta è davvero sconcertante se calata nel dibattito sul piano di via Muccini proposto a Sarzana.

«Innanzitutto mantenendo intatta la memoria del prima e del poi. Quindi non ricostruirei mai una new town, un’ipotesi impraticabile soprattutto in una realtà come quella italiana, in cui le città non sono certo costruite secondo il criterio della funzionalità, ma piuttosto della memoria; le nostre sono città indissolubilmente legate al passato, con un’identità storica e culturale unica ».
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Per non correre il rischio di essere accusati di travisare il pensiero del Grande Maestro, pubblichiamo integralmente (qui) la parte dell’intervista, in cui l’architetto ticinese si diffonde sull’unicità, da salvaguardare, delle città italiane. Sarzana esclusa, ovviamente.

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Data
lunedì, 6 aprile 2009

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