Sarzana, che Botta!

« Il diritto alla città non è soltanto un diritto all’accesso di quanto già esiste, ma il diritto di cambiarlo. Noi dobbiamo essere certi di poter vivere con le nostre creazioni. Ma il diritto di ri-fare sé stessi attraverso la creazione di tipi qualitativamente differenti di socialità urbana è uno dei più preziosi diritti umani »

Harvey(2003)


Locandine “censurate”: la posizione del Comitato

Un grave caso di intolleranza del dissenso

Le locandine del Comitato "Sarzana che Botta!" deturpavano il decoro della città

Le locandine del Comitato "Sarzana che Botta!" deturpavano il decoro della città

Non avevamo mai avuto dubbi che la decisione dell’Amministrazione comunale di far rimuovere le locandine del Comitato “Sarzana, che Botta!” non fosse dettata da un improvviso amore per il decoro urbano, ma fosse un arrogante gesto di insofferenza e di censura del dissenso.

Ora a distanza di un mese i puntuali e documentati servizi giornalistici del sito “Il cittadino Sarzana.it” e della Nazione ne hanno fornito la “prova provata”: l’Amministrazione comunale può tollerare qualsiasi “imbrattamento” di muri con fogli di qualsiasi natura e contenuto, ma non è disposta a tollerare manifestazioni di dissenso al suo operato. Il “caso” delle locandine del Comitato contro il progetto Botta, fatte strappare dagli operatori ecologici, deve far riflettere i democratici sarzanesi.
A distanza di settimane suona grottesca la difesa d’ufficio della decisione dell’Amministrazione, resa alla stampa il 22 marzo da Stefano Ambrosini, presidente della Cooperativa Ma.ris., titolare dell’appalto della pulizia. Nonostante la cooperativa non fosse mai stata tirata in ballo nella polemica, Ambrosini affermava di “ritenere opportuno respingere qualsiasi insinuazione circa la modalità d’intervento” e aggiungeva “Coloro che hanno il compito di ripulire le zone coperte da affissioni non autorizzate svolgono il loro lavoro con correttezza senza entrare nel merito del tipo di manifesto (precisazione doverosa alla luce dello strumentale attacco su cui si fonderebbe il caso)”.
Si deve allora concludere che nel corso di questo mese, in cui le affissioni abusive sono proliferate, la Cooperativa non ha svolto con diligenza l’appalto?

Talvolta il silenzio è una manifestazione d’intelligenza.

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Data
giovedì, 23 aprile 2009

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