Il Professor Cervellati scrive al Comitato
Amici, i grattacieli sono una trappola
Lusingano i progettisti, specie le star dell’architettura, con l’ossessione blasfema di progettare quello più lungo, quello che può penetrare il cielo, raggiungere Dio. Solleticano la vanagloria degli amministratori che in tempi di crisi come questo, pur di far cassa, sono disposti a vendere l’identità del luogo che amministrano pro tempore. Pensano, più o meno di omologare Sarzana a Dubai. Sono una manna per gli speculatori, per chi si arricchisce impoverendo il territorio, per “chi se ne frega” della cultura e della qualità di un luogo. Eppure tutti conoscono la storia di Babele. I babelici volevano farsi un nome, distinguersi dagli altri, salire in alto, toccare il cielo. Tutti sanno come finirono…..
Per costruire grattacieli (e provare il brivido di toccare il Signore) -e dare scacco matto al territorio -bisogna avere un nome. Si deve ricorrere a una archi star, appunto. Conosciamo i “maestri comacini”, per secoli costruirono capolavori di architettura. Conosciamo solo qualche nome di battesimo, sappiamo però che ci si rivolgeva a loro usando il “voi”, come ai maestri riconosciuti tali.
Ho sempre pensato che per curare la città bisogna ritornare anonimi e sperare di riuscire a farsi dare del voi. Come fecero i capimastri che provenivano dalla terra dell’archi star che con il suo nome vi vuole far toccare il cielo. Tenetevi stretti e uniti. Vi auguro di evitare la fine dei babelici.
Pier Luigi Cervellati
titolare della cattedra di Recupero e riqualificazione urbana e territoriale alla Facoltà di Architettura dell’Università di Venezia