Sarzana, che Botta!

« Nessun dolore resiste quando uno, destandosi tre mattine di seguito, ha nella faccia lo splendore vivificante del sole che sorge »

Le Corbusier


Il Manifesto

del Comitato “Sarzana, che botta!”

(documento letto dall’architetto Silvia Lanfranchi in presenza dell’Architetto Botta e degli Amministratori Comunali nell’incontro-dibattito al cinema Moderno del 5 marzo)

Il Comitato “Sarzana, che botta!”, costituitosi per dare voce ai cittadini, preoccupati per l’avanzare di un progetto, che cambierebbe, radicalmente e per sempre, il profilo, l’equilibrio e la stessa visione di Sarzana dall’esterno, chiede all’Amministrazione di fermarsi e di concedere alla città una pausa di riflessione per ripensare allo sviluppo della città non solo in un’area tanto importante, ma nel suo complesso. Insediamenti tanto invasivi, a partire dalla torre di sessanta metri, elemento estraneo al tessuto storico e antropologico di Sarzana, rompono l’equilibrio di tutta la città.
La circostanza, peraltro solo parzialmente vera, che non vengono mutate le superfici, non può essere un’attenuante idonea a giustificare la prosecuzione di una colata di cemento enorme, già prevista dal Piano Piarulli, voluta da precedenti amministrazioni e già in fase di realizzazione.
La legge urbanistica regionale del 1997 prevede per i Piani urbanistici comunali una revisione decennale per una “verifica di adeguatezza” dei piani alle esigenze del territorio. Secondo una lettura della legge, il nostro PRG del 1994, essendo stato adottato prima dell’entrata in vigore della legge stessa, renderebbe non obbligatoria tale verifica di adeguatezza. E’ una norma ben singolare. Un Puc adottato nel 1999 dovrebbe essere sottoposto a tale verifica. Il nostro PRG, più vecchio di cinque anni, no.
All’Amministrazione chiediamo un atto di volontà politica, di sensibilità e di trasparenza verso la città fondato su sei ragioni, tralasciando per il momento la delibera d’incarico e di spesa che solleva più d’una perplessità.

1) Il Piano particolareggiato, firmato da Piarulli, che si sta per variare, è prossimo alla scadenza.

Non si capisce la ratio di intervenire su un piano particolareggiato in scadenza per giunta in variante al PRG vigente, mentre si avvia lo studio delle linee d’indirizzo del nuovo piano urbano.

2) La mancata realizzazione del Piano Piarulli richiede un’analisi approfondita delle cause che hanno indotto i proprietari dei terreni a non procedere nell’utilizzo delle pesanti volumetrie edificabili previste.

Non è stato certo un caso di coscienza ambientale da parte degli immobiliaristi.
E non è giustificabile solo dalla difficoltà incontrata a realizzare opere di interesse pubblico, preoccupazione che può avere un Comune, non certo un privato.

3) Il progetto di Piano, ora all’esame, dovrebbe essere sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica in base alla normativa europea e nazionale, indipendentemente dal rispetto delle superfici.

Muta la fisionomia dei palazzi, dei materiali, della viabilità, con l’introduzione di un elemento forte come la torre di 60 metri e di un’altra torre di nove piani. Si passa da costruzioni terrazzate e movimentate a cubi tutti uguali e uniformi per colori e materiali.
La VAS è una procedura di trasparenza, volta a dare alla cittadinanza la possibilità di valutare più soluzioni per un’area vasta come la nostra, la proporzione tra il costruito, il vuoto, gli spazi verdi, i servizi, ivi compresi i parchi pubblici per i bambini, le conseguenze profonde, economiche, ambientali e sociali che l’intervento produce.

4) L’eccesso di volumetrie, questo prevedere insediamenti umani, incrementi demografici che Sarzana da sola non produce, la costruzione di simboli, la torre, estranei al territorio, sta attirando l’attenzione degli urbanisti italiani di maggior prestigio, da Pier Luigi Cervellati a Luigi Spalla, già leggibili sul nostro blog.

Lo stesso architetto Botta ha mostrato in più interviste di essere molto sensibile all’equilibro, alla qualità dell’abitare, alla città a misura di bambino, agli spazi vuoti e verdi per costruzioni sviluppate in altezza. Valori condivisibili, che qui non vediamo realizzati per il vizio di origine dell’eccesso di volumetrie, che ha finito per far cadere in contraddizione, rispetto alle sue enunciazioni, lo stesso progettista svizzero. Anzi ci meraviglia come una grande firma dell’architettura mondiale accetti di piegare le sue convinzioni alla logica speculativa, che ha ispirato il PRG in quell’area. Poco distante da qui, a Boccadasse, Botta ha cercato, anche sulla spinta dei cittadini, di creare un equilibrio tra costruito e verde, tra spazi privati e pubblici, rispettando chi già viveva nell’area disegnando costruzioni più basse dei palazzi esistenti.
I sarzanesi sono forse un popolo minore rispetto ai ricchi cittadini di Albaro?
Sarebbe ben singolare e deplorevole che Sarzana, città che guarda all’Europa, alla certificazione ambientale europea, cadesse proprio su un’infrazione a una normativa dell’Unione, non applicando la VAS alla prima revisione di piano di un’area vasta.

5) I presunti diritti acquisiti dei privati, che hanno avuto nove anni per costruire, non possono esserci spacciati come eterni.

Chi è in Amministrazione, ben conosce la giurisprudenza del Consiglio di Stato per attardarsi in tali giustificazioni. Ma anche su questo possiamo aprire un confronto, non strozzato in poche settimane. Da cittadini ci chiediamo come fecero le amministrazioni precedenti a ritornare indietro sul piano Roisecco, che prevedeva una “Sarzana Due” a Marinella. Non ci risultano controversie col Monte dei Paschi all’epoca.

6) La revisione del Piano particolareggiato Piarulli non era nei programmi del candidato sindaco alle amministrative del 2005. Una scelta così rilevante non è stata avallata da un esplicito appoggio popolare.

Questo intervento merita una consultazione e una riflessione più vasta soprattutto da parte di un’amministrazione in scadenza di mandato.
Volendo entrare nel merito delle scelte effettuate dobbiamo notare almeno due elementi.
I presunti miglioramenti alla viabilità sono tutti da verificare. L’architetto Botta può non saperlo, ma tutti a Sarzana sanno che per raggiungere via Murello da tre grandi direttrici di traffico, Lerici, Arcola e autostrada, occorre transitare per tre o quattro rotonde, due molto intasate.
Perché mai un automobilista medio non dovrebbe imboccare via Muccini attraverso una o due rotonde per raggiungere il maxi parcheggio? Il carico di traffico nella via d’ingresso alla città, che per i palazzi diventerà un canyon, è destinato ad aumentare.
Occorre studiare una soluzione più moderna, che porti i parcheggi fuori dalla cerchia urbana, collegandoli con soluzioni moderne. E questo lo si può fare solo ripensando la città e il suo futuro.

Le aree verdi sono aumentate. Dalle misure che abbiamo sono aumentate di un campo di calcio a sette. Ma sono frastagliate, poco fruibili, come erano le precedenti. Perché c’è il vizio di origine, che ci porta a dire: FERMATEVI

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Data
giovedì, 5 marzo 2009

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