Sarzana, che Botta!

« D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda »

Italo Calvino


Con disperato amore: lettera di Marina Caprioni, sarzanese

L’incontro con l’architetto Botta al cinema Moderno, ben lontano dall’essere esaustivo, si interrompe alle 19,20, frettolosamente. Mentre il Comitato sta ancora discutendo su cosa e come pubblicare sul blog, riceviamo alle 22.10 una mail da parte di una nostra concittadina,  Marina Caprioni, una delle prime aderenti al Comitato.


L’oggetto è: INNAMORATA DISPERATA. Diamo il doveroso spazio:

BOTTIAMOLO VIA!

Sono veramente inorridita. Ne ho visti tanti di errori commessi dalle “nostre” (di cittadino e della sinistra) amministrazioni negli ultimi decenni, ma li ho sempre considerati dei peccati veniali e rimediabili. Ma questa svolta autoritaria del nuovo sviluppo urbano, davvero non me l’aspettavo.
Questo “costruttivismo” implacabile che se ne frega del demos stride coi tempi di crisi nei quali anche i grandi della terra ripensano ai modelli di sviluppo. Berlusconi è dirigista e non consulta il parlamento, Berlusconi fa le leggi ad personam, i nostri “compagni” amministratori non consultano il popolo, tentano di bypassare con escamotage degni di Ghedini leggi regionali ed europee (VAS).
Hanno quest’incontinenza di cemento, forse che sotto quegli archi freddi e squadrati da ventennio fascista dovranno passare per una data precisa Hitler o Stalin?
L’architetto Botta al Moderno ha svelato di non essere un urbanista, ha sempre parlato di forme e mai di comunità umane, a noi sarzanesi serve un urbanista, ma serve soprattutto qualcuno che ci conosca, ci rispetti e ci ami. Lo invito a trasferirsi nella “Sarzana città ospitale” (spero non sia solo uno slogan commerciale) a vivere slow, crescere slow, costruire slow e invecchiare slow.
Il “Portare la campagna in città” da lui così disprezzato, e anche dall’ “architetta” gratificata dal suo bacio, è un atto di amore e di armonica integrazione, è un rispettoso e riconoscente tributo ai nostri avi, è una vocazione per il nostro territorio. C’è una nobile cultura contadina a Sarzana, che ha contribuito per secoli allo sviluppo economico, che ha prodotto delle eccellenze, che non è mai stata emarginata ma complementare alla città. Noi non “veneriamo le vestigia del passato”noi viviamo le nostre strade, piazze, case con amore e riconoscenza per i nostri progenitori che le hanno costruite. Noi siamo figli di quel popolo che ha voluto un palazzo civico dove esprimere la propria emancipazione e si è sacrificato per erigere le chiese come atto di amore condiviso.
Nella città in scatola di Botta non ci sono luoghi di culto (chiese moschee o pagode) non ci sono piazze nelle quali confluisce il popolo da vie e vicoli, non ci sono centri di aggregazione sociale ma commerciale, non c’è un bene comune ma spazi pubblici alteri e distaccati.
E tutto il bello che non riusciamo a vivere il verde adiacente alla città e irraggiungibile: Villa Ollandini, i fossati, la montata al Forte di Sarzanello, I Bozi di Saudino, il lungo canale Lunense (dal centro a Nave a piedi in 5 minuti), il Parco Fluviale ancor più fratturato dal nuovo progetto. Per tutto ciò verremo ripagati con quadrati di erba riportata intorno a palazzi più alti di San Siro.
Per amore vi chiedo cari concittadini “BOTTIAMOLO VIA!”. Per amore dei nostri ragazzi, dei nostri anziani e anche dei nostri animali.
Se poi è un problema di soldi sono disposta a pagare di tasca mia, ad andare a chiedere l’elemosina in rete a tutto il mondo, purché questo scempio non sia compiuto, purché non siano svendute la nostra storia e la nostra identità.

Con disperato amore

Marina Caprioni

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Data
giovedì, 5 marzo 2009

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