Sarzana, che Botta!

« Il diritto alla città non è soltanto un diritto all’accesso di quanto già esiste, ma il diritto di cambiarlo. Noi dobbiamo essere certi di poter vivere con le nostre creazioni. Ma il diritto di ri-fare sé stessi attraverso la creazione di tipi qualitativamente differenti di socialità urbana è uno dei più preziosi diritti umani »

Harvey(2003)


A Boccadasse grande rispetto per il vicinato

Boccadasse vedutaAd Albaro (Genova), quartiere Boccadasse, Mario Botta è da sei mesi in lotta con gli abitanti, che ne contestano i progetti redatti per Abitcoop in variante al piano urbanistico (qui le immagini).

In un’intervista a Repubblica, cronaca di Genova del 28 febbraio scorso, ha spiegato la sua ultima rielaborazione. Nessun palazzone anni Sessanta-Settanta, tanto verde, piazza pubblica e “grande rispetto per il vicinato”. Della serie “Botta contro Botta”.
Pubblichiamo ampi stralci dell’intervista.
Architetto Botta, ha rivisto le sue idee per Boccadasse?
«È una normale progettazione in progress, si va avanti per approssimazioni progressive. Dove c’ era un grande recinto chiuso, si va a costruire un isolato che si possa attraversare trasversalmente». Lei non costruisce abitualmente case… «L’ ho fatto, ma più che altro sono musei, biblioteche, chiese: luoghi di uso pubblico. Mi interessa il riuso delle zone obsolete, che necessitano di una nuova destinazione, come in questo caso la rimessa dei bus; ed è una delle cose più importanti dal punto di vista sociale, si interviene dove c’ è già una città. Quelle europee si riconoscono anche nella ricchezza della stratificazione: più funzioni sovrapposte di memoria e storia costituiscono il vero valore del sito».
Quindi, a Boccadasse qualcosa deve far ricordare i bus?
«Il problema è sempre quello di scegliere il da farsi. Abbiamo escluso l’ idea di palazzoni anni Sessanta-Settanta, che peraltro sono a margine. Abbiamo pensato ad una urbanizzazione particolare, che permette una trasversalità spaziale: nelle stesse dimensioni della rimessa, un disegno unitario non attraversabile, ora c’ è invece la possibilità di farlo. Con lo sguardo e fisicamente. Con un giardino interno, una vera e propria piazza per il quartiere. Mi sembra meglio di un solaio come l’ attuale… ».
Architetto, nel quartiere c’ è stata una vera e propria sollevazione per le volumetrie. Le ha ridotte, quindi?
«C’ è grande rispetto per il vicinato, stiano tranquilli. Abbiamo trovato soluzioni interessanti: una costruzione perimetrale che va da un solo piano nell’ area più alta fino a tre in discesa, che ripercorre il perimetro dell’ attuale impianto, e una grande corte interna. Il perimetro è su tre lati, e si interrompe per due edifici cilindrici da sei piani, la cui altezza, una ventina di metri, non supera quella dei palazzi intorno. Sono due nodi, leggermente arretrati, che permettono di entrare nella corte verde interna, aperta verso il mare. È una tipologia che tiene conto del sito, ripercorre la memoria del recinto urbano e dà un nuovo fronte. Si è svincolati dal problema dei parcheggi, all’ interno della piazza, oltre i giardini, c’ è un portico coperto, ci sono elementi di complemento che arricchiscono il quartiere».
Nei suoi edifici si ripete spesso una “pelle” costruita con i mattoni. L’ ha pensata anche per Genova? A poca distanza c’ è il borgo di Boccadasse, pietra e ardesia di Liguria…
«L’ ardesia non è utilizzabile per un tetto piano. ma non mi dispiacerebbe un mattone molto chiaro, rosato; anche una pietra dai colori pallidi. In ogni caso una materia naturale, che abbia un dialogo di facciata con il verde. Ovviamente, considerando i costi».
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Data
lunedì, 2 marzo 2009

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